La naturale diffidenza verso il mondo sotterraneo ha radici lontane, misteriose, profonde. Storiche senza dubbio, perché di rifugio si può parlare a ogni latitudine e in ogni periodo dell’antichità, ma anche culturali. Se un tempo il farsi terra era infatti un modo di sopravvivere, di ripararsi dagli agenti atmosferici, di scegliere il suolo come tetto dell’abitare e non come superficie di calpestio, con l’avvento della rivoluzione industriale l’universo ipogeo ha coinciso con il concetto di mobilità. Il ventre di Parigi, ma anche quello di altre capitali, ha cominciato a ospitare non solo immense fognature, ma anche intere linee di metropolitana.

Farsi terra

Antonello Boschi
2015-01-01

Abstract

La naturale diffidenza verso il mondo sotterraneo ha radici lontane, misteriose, profonde. Storiche senza dubbio, perché di rifugio si può parlare a ogni latitudine e in ogni periodo dell’antichità, ma anche culturali. Se un tempo il farsi terra era infatti un modo di sopravvivere, di ripararsi dagli agenti atmosferici, di scegliere il suolo come tetto dell’abitare e non come superficie di calpestio, con l’avvento della rivoluzione industriale l’universo ipogeo ha coinciso con il concetto di mobilità. Il ventre di Parigi, ma anche quello di altre capitali, ha cominciato a ospitare non solo immense fognature, ma anche intere linee di metropolitana.
2015
Boschi, Antonello
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/996419
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