Quando si pensa a una città che scompare, a una città morente, si pensa sempre ad un luogo in uno stato di degrado, dove a scomparire sono man mano gli abitanti, o dove è il corpo architettonico a essere sgretolato dal tempo, dagli agenti atmosferici o dall’incuria dell’uomo. Da una parte una scomparsa quasi surreale, dove sono le persone che la abbandonano in cerca di nuovi orizzonti, nuove speranze o per sfuggire a miseria e catastrofi naturali, dall’altra una scomparsa fisica , come del resto avveniva nelle civiltà del passato quando gli assedi terminavano con la distruzione dell’abitato e il successivo spargimento del sale sulle rovine perché niente potesse risorgerne dalle ceneri.

La città che scompare

Antonello Boschi
2015-01-01

Abstract

Quando si pensa a una città che scompare, a una città morente, si pensa sempre ad un luogo in uno stato di degrado, dove a scomparire sono man mano gli abitanti, o dove è il corpo architettonico a essere sgretolato dal tempo, dagli agenti atmosferici o dall’incuria dell’uomo. Da una parte una scomparsa quasi surreale, dove sono le persone che la abbandonano in cerca di nuovi orizzonti, nuove speranze o per sfuggire a miseria e catastrofi naturali, dall’altra una scomparsa fisica , come del resto avveniva nelle civiltà del passato quando gli assedi terminavano con la distruzione dell’abitato e il successivo spargimento del sale sulle rovine perché niente potesse risorgerne dalle ceneri.
2015
Boschi, Antonello
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/996462
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