I brownfields prima di essere oggetto di processi di rigenerazione sono soggetti a procedure di bonifica dei siti inquinati. Il contributo mette in luce come, a livello procedimentale, gli interessi pubblici rilevanti nella fase di bonifica e in quella di rigenerazione, ovvero il risanamento ambientale e il razionale assetto del territorio, tendano ad affermarsi per compartimenti stagni, posto che nel procedimento di bonifica primeggia la negoziazione tra il soggetto responsabile e la p.a. sulla base di modelli previsti da normative anche di carattere speciale, mentre nelle procedure di rigenerazione le normative regionali e le regolamentazioni comunali esaltano la dimensione proattiva della partecipazione della comunità interessata. Peraltro, per il caso dei brownfields, il valore della partecipazione assume un ruolo cruciale dato che l’attività di bonifica e le scelte di rigenerazione ricadono su porzioni di territorio su cui insistono svariate posizioni soggettive assai diversificate: si va dal proprietario dei terreni, all’operatore economico che ha insediato attività in specifiche aree, al “semplice” cittadino che rispetto a quei territori chiede che sia tutelato l’ambiente e la salute umana. Tantomeno si possono trascurare i valori identitari che si celano dietro la cogente necessità di rigenerare aree industriali dismesse: nella fabbrica oggi dismessa, ancor più enfaticamente se collocata entro il perimetro urbano, si identifica la comunità con i suoi rapporti sociali, con la sua storia e la sua carica valoriale, che oggi si deve confrontare con un nuovo contesto (per le esigenze abitative e di inclusione sociale) e nuovi attori (legati al passaggio dall’industrializzazione alla terziarizzazione, ma anche al multiculturalismo e alle esigenze di integrazione degli stranieri presenti sui territori). In sostanza, per tutelare certe istanze, si rende necessaria l’affermazione del binomio “partecipazione e sostenibilità”: una formula intrigante, ma ambigua. Così, il contributo si sofferma sui contrasti tra le varie accezioni di partecipazione presenti nei procedimenti di bonifica e in quelli di riconversione e rigenerazione. Si passa dal modello partecipativo limitato ai soggetti interessati, tipico del procedimento di bonifica dei siti inquinati, al modello partecipativo assai inclusivo tipico delle pratiche di rigenerazione. E si afferma il carattere collaborativo con accezioni diverse e sfumate: per le finalità ambientali, il procedimento di bonifica privilegia una partecipazione ristretta in via di fatto al punto da trasformarsi in negoziazione; per quelle urbanistiche volte alla rigenerazione, la partecipazione si traduce in un ausilio alla pubblica amministrazione da parte del chiunque interessato che attraverso il piano o il programma viene messo nelle condizioni di contribuire all’assetto rigenerativo delle scelte urbanistiche.
La tutela risarcitoria dell'ambiente: dalla tutela compensativa e punitiva della legge dell'86 alle misure di riparazione della L. 6 aprile 2013, n. 97
Grazia Ceccherini
2019-01-01
Abstract
I brownfields prima di essere oggetto di processi di rigenerazione sono soggetti a procedure di bonifica dei siti inquinati. Il contributo mette in luce come, a livello procedimentale, gli interessi pubblici rilevanti nella fase di bonifica e in quella di rigenerazione, ovvero il risanamento ambientale e il razionale assetto del territorio, tendano ad affermarsi per compartimenti stagni, posto che nel procedimento di bonifica primeggia la negoziazione tra il soggetto responsabile e la p.a. sulla base di modelli previsti da normative anche di carattere speciale, mentre nelle procedure di rigenerazione le normative regionali e le regolamentazioni comunali esaltano la dimensione proattiva della partecipazione della comunità interessata. Peraltro, per il caso dei brownfields, il valore della partecipazione assume un ruolo cruciale dato che l’attività di bonifica e le scelte di rigenerazione ricadono su porzioni di territorio su cui insistono svariate posizioni soggettive assai diversificate: si va dal proprietario dei terreni, all’operatore economico che ha insediato attività in specifiche aree, al “semplice” cittadino che rispetto a quei territori chiede che sia tutelato l’ambiente e la salute umana. Tantomeno si possono trascurare i valori identitari che si celano dietro la cogente necessità di rigenerare aree industriali dismesse: nella fabbrica oggi dismessa, ancor più enfaticamente se collocata entro il perimetro urbano, si identifica la comunità con i suoi rapporti sociali, con la sua storia e la sua carica valoriale, che oggi si deve confrontare con un nuovo contesto (per le esigenze abitative e di inclusione sociale) e nuovi attori (legati al passaggio dall’industrializzazione alla terziarizzazione, ma anche al multiculturalismo e alle esigenze di integrazione degli stranieri presenti sui territori). In sostanza, per tutelare certe istanze, si rende necessaria l’affermazione del binomio “partecipazione e sostenibilità”: una formula intrigante, ma ambigua. Così, il contributo si sofferma sui contrasti tra le varie accezioni di partecipazione presenti nei procedimenti di bonifica e in quelli di riconversione e rigenerazione. Si passa dal modello partecipativo limitato ai soggetti interessati, tipico del procedimento di bonifica dei siti inquinati, al modello partecipativo assai inclusivo tipico delle pratiche di rigenerazione. E si afferma il carattere collaborativo con accezioni diverse e sfumate: per le finalità ambientali, il procedimento di bonifica privilegia una partecipazione ristretta in via di fatto al punto da trasformarsi in negoziazione; per quelle urbanistiche volte alla rigenerazione, la partecipazione si traduce in un ausilio alla pubblica amministrazione da parte del chiunque interessato che attraverso il piano o il programma viene messo nelle condizioni di contribuire all’assetto rigenerativo delle scelte urbanistiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.