Ho appena scelto il soggetto: un vecchio casolare affiancato da un fienile semivuoto. In primo piano spicca un campo lasciato incolto e macchiato da papaveri sfioriti e margherite gialle cadmio. Appena dietro la casa padronale inizia un boschetto di lecci, corbezzoli e cipressi. Varianti di verde. Ritaglio un pezzo di carta grezza di cotone in una forma vagamente rettangolare. E’ una carta bella spessa, sarà 600 grammi al metro quadro, ruvida al tatto, irregolare. Poi mi alzo e vado nel ripostiglio. Ci dovrebbe essere un barattolo vuoto, di quelli da marmellata. Ne consumiamo parecchia. Eccolo, lo prendo, svito il tappo e riempio il barattolo di acqua della cannella. Mentre i pennelli in pelo di martora stanno ammollo per impregnarsi ben bene d’acqua, comincio a scartare i miei ultimi acquisti: tre tavolette di colori per acquarello. Sono quelli che finisco sempre per primi: il blu di Prussia, il marrone terra di Siena bruciata e il rosso magenta. Che poi, non è neanche un rosso, è un rosa fucsia, direi. Eppure lo uso tantissimo, mescolato con il blu e col giallo, faccio dei verdi sporchi particolari. Rosso magenta. Chissà se c’entra qualcosa con la battaglia di Magenta… E’ la prima associazione d’idee che mi viene e, dopo dieci minuti, invece di dare il via alla danza dei pennelli, mi ritrovo a sfogliare le pagine di un libro. Tanto va sempre a finire così… (continua)

Il colore del sangue. Un racconto storico sulla nascita del pigmento “rosso magenta”

Valentina Domenici
2020-01-01

Abstract

Ho appena scelto il soggetto: un vecchio casolare affiancato da un fienile semivuoto. In primo piano spicca un campo lasciato incolto e macchiato da papaveri sfioriti e margherite gialle cadmio. Appena dietro la casa padronale inizia un boschetto di lecci, corbezzoli e cipressi. Varianti di verde. Ritaglio un pezzo di carta grezza di cotone in una forma vagamente rettangolare. E’ una carta bella spessa, sarà 600 grammi al metro quadro, ruvida al tatto, irregolare. Poi mi alzo e vado nel ripostiglio. Ci dovrebbe essere un barattolo vuoto, di quelli da marmellata. Ne consumiamo parecchia. Eccolo, lo prendo, svito il tappo e riempio il barattolo di acqua della cannella. Mentre i pennelli in pelo di martora stanno ammollo per impregnarsi ben bene d’acqua, comincio a scartare i miei ultimi acquisti: tre tavolette di colori per acquarello. Sono quelli che finisco sempre per primi: il blu di Prussia, il marrone terra di Siena bruciata e il rosso magenta. Che poi, non è neanche un rosso, è un rosa fucsia, direi. Eppure lo uso tantissimo, mescolato con il blu e col giallo, faccio dei verdi sporchi particolari. Rosso magenta. Chissà se c’entra qualcosa con la battaglia di Magenta… E’ la prima associazione d’idee che mi viene e, dopo dieci minuti, invece di dare il via alla danza dei pennelli, mi ritrovo a sfogliare le pagine di un libro. Tanto va sempre a finire così… (continua)
2020
Domenici, Valentina
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1039194
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