Il rapporto di Michelangelo con la corte di Ferrara, durato almeno tre decenni, viene riesaminato approfondendo l'originario significato di una celebre opera perduta del sommo artista fiorentino, la Leda, in una prospettiva estense: il grande dipinto, infatti, avrebbe dovuto, nelle intenzioni del duca, essere destinato alle raccolte del Castevecchio, e quindi a dialogare con i Baccanali di Tiziano, rivelando verosimilmente il desiderio di celebrare, attraverso il filtro della mitologia classica, il legame che aveva unito il committente ad una fanciulla ferrarese, Laura Dianti, e la prole nata da questo rapporto.

"Non si poteva satiare di guardare quelle figure": Michelangelo e Alfonso I d'Este

FARINELLA, VINCENZO
2007-01-01

Abstract

Il rapporto di Michelangelo con la corte di Ferrara, durato almeno tre decenni, viene riesaminato approfondendo l'originario significato di una celebre opera perduta del sommo artista fiorentino, la Leda, in una prospettiva estense: il grande dipinto, infatti, avrebbe dovuto, nelle intenzioni del duca, essere destinato alle raccolte del Castevecchio, e quindi a dialogare con i Baccanali di Tiziano, rivelando verosimilmente il desiderio di celebrare, attraverso il filtro della mitologia classica, il legame che aveva unito il committente ad una fanciulla ferrarese, Laura Dianti, e la prole nata da questo rapporto.
2007
Farinella, Vincenzo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/110528
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