In passato per la conservazione dei campioni di erbario era utilizzato il sublimato corrosivo, una soluzione alcolica a base di bicloruro di mercurio (HgCl2). In conseguenza di questa pratica la maggior parte degli erbari possiede elevate concentrazione di Hg, solitamente rilevato nella forma elementare (Hg0). L’utilizzo di HgCl2 nei locali dell’Erbario Centrale Italiano (Museo di Storia Naturale, Università degli Studi di Firenze) dove è stato condotto il presente studio, è stato abbandonato intorno al 1915: tuttavia, gli effetti di tale trattamento sono ancora ben evidenti, con concentrazioni di Hg0 che possono raggiungere valori di 20.000 ng/m3 in alcuni periodi dell’anno. Obiettivo di questo studio pilota è stato quello di mettere a confronto le performance di accumulo di Hg atmosferico di tre bioindicatori: la corteccia di Pinus nigra, un lichene, Pseudevernia furfuracea, ed una briofita, Hypnum cupressiforme all’interno di quattro sale dell'erbario, con tre punti di esposizione per ogni sala. I campioni sono stati raccolti in un’area di background nell’Appennino Pistoiese (Cutigliano) nota per essere un ambiente privo di fonti d’inquinamento. I valori di Hg accumulati dai bioindicatori sono stati quantificati dopo tre e dopo sei settimane di esposizione, per mezzo di un analizzatore diretto di Hg (Milestone DMA-80 evo, Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Firenze). Dai risultati ottenuti è emerso che la percentuale di accumulo di Hg - ossia il rapporto percentuale del Hg nel campione esposto rispetto a quello non esposto - registrata per i tre bioindicatori, è comparabile. Il maggiore accumulo di Hg, come valore assoluto, si osserva nei licheni, con un picco di 656 μg/kg in una delle sale più frequentate dal personale. Valori di accumulo elevati si registrano anche per le briofite (185-533 μg/kg, min - max), mentre le cortecce mostrano complessivamente valori più bassi (61-107 μg/kg, min - max).

Studio sulla capacità di assorbimento del mercurio atmosferico indoor da parte di differenti bioindicatori

Silvia Fornasaro
Secondo
;
2021-01-01

Abstract

In passato per la conservazione dei campioni di erbario era utilizzato il sublimato corrosivo, una soluzione alcolica a base di bicloruro di mercurio (HgCl2). In conseguenza di questa pratica la maggior parte degli erbari possiede elevate concentrazione di Hg, solitamente rilevato nella forma elementare (Hg0). L’utilizzo di HgCl2 nei locali dell’Erbario Centrale Italiano (Museo di Storia Naturale, Università degli Studi di Firenze) dove è stato condotto il presente studio, è stato abbandonato intorno al 1915: tuttavia, gli effetti di tale trattamento sono ancora ben evidenti, con concentrazioni di Hg0 che possono raggiungere valori di 20.000 ng/m3 in alcuni periodi dell’anno. Obiettivo di questo studio pilota è stato quello di mettere a confronto le performance di accumulo di Hg atmosferico di tre bioindicatori: la corteccia di Pinus nigra, un lichene, Pseudevernia furfuracea, ed una briofita, Hypnum cupressiforme all’interno di quattro sale dell'erbario, con tre punti di esposizione per ogni sala. I campioni sono stati raccolti in un’area di background nell’Appennino Pistoiese (Cutigliano) nota per essere un ambiente privo di fonti d’inquinamento. I valori di Hg accumulati dai bioindicatori sono stati quantificati dopo tre e dopo sei settimane di esposizione, per mezzo di un analizzatore diretto di Hg (Milestone DMA-80 evo, Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Firenze). Dai risultati ottenuti è emerso che la percentuale di accumulo di Hg - ossia il rapporto percentuale del Hg nel campione esposto rispetto a quello non esposto - registrata per i tre bioindicatori, è comparabile. Il maggiore accumulo di Hg, come valore assoluto, si osserva nei licheni, con un picco di 656 μg/kg in una delle sale più frequentate dal personale. Valori di accumulo elevati si registrano anche per le briofite (185-533 μg/kg, min - max), mentre le cortecce mostrano complessivamente valori più bassi (61-107 μg/kg, min - max).
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