Il recente dibattito legato all’afro-pessimismo dimostra come le condizioni strutturali dell’esistenza nera vengano spesso descritte attraverso un linguaggio legato alle sfere semantiche del terrore, del perturbante e della morte. In Afropessimism, Frank B. Wilderson III dichiara che la violenza alla quale sono sottoposte le persone di ascendenza africana, negli Stati Uniti e nel mondo occidentale in generale, è in definitiva “illegibile” per via della sua sostanziale, efferata incomprensibilità, e, elaborando lo studio seminale di Orlando Patterson, Slavery and Social Death, definisce il conflitto paradigmatico tra bianchi e neri come un contrasto tra “i vivi e i morti”. Allo stesso modo, Calvin L. Warren (2018) descrive l’ostilità dell’Occidente nei confronti della nerezza come un “terrore ontologico” scaturito dall’identificazione del nero con il “nulla”, un temibile vuoto esistenziale. La descrizione della vita nera in America trova nel vocabolario della letteratura gotica e nelle strategie retoriche delineate da questo genere un gergo preferenziale e una modalità più adatta a rivelare gli orrori quotidiani della realtà empirica rispetto agli strumenti di un più stretto realismo letterario. Come dimostrato da Teresa Goddu (2013), il linguaggio offerto dalla narrativa del terrore ha da sempre fornito a critici e commentatori un veicolo efficace per esprimere l’orrore incommensurabile della schiavitù e della “vita postuma” di questa istituzione così come è stata definita tra gli altri da Saidiya Hartman (2006) e Christina Sharpe (2016). Questa tendenza è confermata da alcune opere recenti, quali il romanzo di Jesmyn Ward Sing, Unburied, Sing (2017) e la raccolta di racconti Ghost Summer (2015) a opera di Tananarive Due. Un esempio particolarmente interessante si trova nella serie TV Lovecraft Country (2021). Appropriandosi del cupo universo letterario dello scrittore di Providence, in cui le angosce legate alla razza si esprimono nella definizione di figure fantastiche e inquietanti, la showrunner Misha Green ne rovescia gli imperativi per volgere gli strumenti del gotico lovecraftiano contro il razzismo al quale obbediscono originariamente. Attraverso una prospettiva influenzata dall’afro-pessimismo e dagli studi sul gotico, questo saggio si propone di descrivere i modi in cui Lovecraft Country rappresenta l’esperienza afroamericana contemporanea con il linguaggio e la retorica del gotico, configurandosi allo stesso tempo come una rilettura critica militante dell’opera di H.P. Lovecraft.

"'The Haunter[s] of the Dark': gotico, terrore e razza in Lovecraft Country"

Marco Petrelli
Primo
2022-01-01

Abstract

Il recente dibattito legato all’afro-pessimismo dimostra come le condizioni strutturali dell’esistenza nera vengano spesso descritte attraverso un linguaggio legato alle sfere semantiche del terrore, del perturbante e della morte. In Afropessimism, Frank B. Wilderson III dichiara che la violenza alla quale sono sottoposte le persone di ascendenza africana, negli Stati Uniti e nel mondo occidentale in generale, è in definitiva “illegibile” per via della sua sostanziale, efferata incomprensibilità, e, elaborando lo studio seminale di Orlando Patterson, Slavery and Social Death, definisce il conflitto paradigmatico tra bianchi e neri come un contrasto tra “i vivi e i morti”. Allo stesso modo, Calvin L. Warren (2018) descrive l’ostilità dell’Occidente nei confronti della nerezza come un “terrore ontologico” scaturito dall’identificazione del nero con il “nulla”, un temibile vuoto esistenziale. La descrizione della vita nera in America trova nel vocabolario della letteratura gotica e nelle strategie retoriche delineate da questo genere un gergo preferenziale e una modalità più adatta a rivelare gli orrori quotidiani della realtà empirica rispetto agli strumenti di un più stretto realismo letterario. Come dimostrato da Teresa Goddu (2013), il linguaggio offerto dalla narrativa del terrore ha da sempre fornito a critici e commentatori un veicolo efficace per esprimere l’orrore incommensurabile della schiavitù e della “vita postuma” di questa istituzione così come è stata definita tra gli altri da Saidiya Hartman (2006) e Christina Sharpe (2016). Questa tendenza è confermata da alcune opere recenti, quali il romanzo di Jesmyn Ward Sing, Unburied, Sing (2017) e la raccolta di racconti Ghost Summer (2015) a opera di Tananarive Due. Un esempio particolarmente interessante si trova nella serie TV Lovecraft Country (2021). Appropriandosi del cupo universo letterario dello scrittore di Providence, in cui le angosce legate alla razza si esprimono nella definizione di figure fantastiche e inquietanti, la showrunner Misha Green ne rovescia gli imperativi per volgere gli strumenti del gotico lovecraftiano contro il razzismo al quale obbediscono originariamente. Attraverso una prospettiva influenzata dall’afro-pessimismo e dagli studi sul gotico, questo saggio si propone di descrivere i modi in cui Lovecraft Country rappresenta l’esperienza afroamericana contemporanea con il linguaggio e la retorica del gotico, configurandosi allo stesso tempo come una rilettura critica militante dell’opera di H.P. Lovecraft.
2022
Petrelli, Marco
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/1154719
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