A compensare la relativa scarsità di studi critici esistenti sul primo romanzo sperimentale di Virginia Woolf pubblicato nel 1922, lo stesso anno di ‘Ulysses’ e ‘The Waste Land’, e adottando altresì un metodo di analisi che appunta l’attenzione sulla dimensione spaziale (vs quella temporale), il saggio mira a sottolineare il ruolo assegnato dall’autrice alle ambientazioni, da quelle marine dell’incipit al contesto urbano (Londra), dalla stanza di Jacob menzionata nel titolo all’‘architettura patriarcale’ del sapere e dell’identità nazionale rappresentata dagli antichi e sontuosi edifici dell’Università di Cambridge. A contraddistinguere il testo non è però una cornice realistico-mimetica, bensì un libero attraversamento delle barriere topologiche, come se i luoghi venissero assimilati e filtrati dall’ottica di un soggetto che ne registra le ripercussioni sull’emotività e i pensieri dell’individuo stesso. Lo studio di alcuni passi significativi del romanzo mette in rilievo le connessioni tra questo tipo di modalità rappresentativa (cinematica, in ‘soggettiva’, affiancabile alle tecniche del montaggio) e la poetica woolfiana, in cui i ‘dark places of psychology’ ("Modern Fiction", 1919) sono un referente imprescindibile e la configurazione fisica dello spazio è subordinata alla dirompenza magmatica e osmotica dello spirito.
"A Topography in the (un)making: Perceiving Space in 'Jacob's Room'"
GIOVANNELLI, LAURA
2008-01-01
Abstract
A compensare la relativa scarsità di studi critici esistenti sul primo romanzo sperimentale di Virginia Woolf pubblicato nel 1922, lo stesso anno di ‘Ulysses’ e ‘The Waste Land’, e adottando altresì un metodo di analisi che appunta l’attenzione sulla dimensione spaziale (vs quella temporale), il saggio mira a sottolineare il ruolo assegnato dall’autrice alle ambientazioni, da quelle marine dell’incipit al contesto urbano (Londra), dalla stanza di Jacob menzionata nel titolo all’‘architettura patriarcale’ del sapere e dell’identità nazionale rappresentata dagli antichi e sontuosi edifici dell’Università di Cambridge. A contraddistinguere il testo non è però una cornice realistico-mimetica, bensì un libero attraversamento delle barriere topologiche, come se i luoghi venissero assimilati e filtrati dall’ottica di un soggetto che ne registra le ripercussioni sull’emotività e i pensieri dell’individuo stesso. Lo studio di alcuni passi significativi del romanzo mette in rilievo le connessioni tra questo tipo di modalità rappresentativa (cinematica, in ‘soggettiva’, affiancabile alle tecniche del montaggio) e la poetica woolfiana, in cui i ‘dark places of psychology’ ("Modern Fiction", 1919) sono un referente imprescindibile e la configurazione fisica dello spazio è subordinata alla dirompenza magmatica e osmotica dello spirito.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.