UN NUOVO APPROCCIO ALL’INCLUSIONE SCOLASTICA, BASATO SULLA CONSULENZA TRA PARI

A new approach to school inclusion, based on peer counselling After nearly fifty years of school inclusion, in which Italy has been at the forefront for its legislation protecting the rights of persons with disabilities, a monitoring system to assess the quality of inclusion has not yet been set up. If it were in place, the heterogeneity in the provision of services to them, first and foremost education, would become evident. Yet, in recent times, there has been a disproportionate increase in the number of posts allocated to educational support teachers, now growing to 30,000 per year. Can it be said that the increase in professional resources dedicated to this corresponds to an improvement in the quality of school inclusion? Unfortunately not, as some association representatives also attest and as the available data crudely demonstrate. The model based on the support teacher who is entrusted with the disabled pupil for a certain number of hours, reveals its fragilities, among which is the triggering of the “delegation process” that corresponds to a deresponsibilisation of the curricular teachers, undermining the effectiveness of inclusion interventions. After half a century, we believe that this model needs to be revised, also following the example of other countries that experiment different approaches with excellent results.

Dopo circa cinquant’anni di inclusione scolastica, in cui l’Italia si è posta all’avanguardia per la sua legislazione a tutela dei diritti delle persone con disabilità, non è stato ancora avviato un sistema di monitoraggio che dia modo di valutare la qualità dell’inclusione. Se ci fosse, emergerebbe in tutta evidenza l’eterogeneità nell’erogazione dei servizi ad essa dedicati, primo fra tutti l’istruzione. Eppure, negli ultimi tempi si è assistito ad un aumento spropositato dei posti destinati ad insegnanti per il sostegno didattico, che crescono ormai al numero di 30.000 l’anno. A tal punto, si può dire che all’incremento delle risorse professionali per il sostegno degli alunni con disabilità corrisponda un miglioramento della qualità dell’inclusione scolastica? Purtroppo no, come attestato anche da alcuni rappresentanti delle associazioni e come dimostrano crudamente i dati disponibili. Il modello fondato sull’insegnante di sostegno cui viene affidato l’alunno con disabilità per un certo numero di ore, rivela le sue fragilità, tra le quali l’innesco del “processo di delega”, che corrisponde ad una deresponsabilizzazione dei docenti curricolari, minando alla base l’efficacia degli interventi di inclusione. Dopo mezzo secolo, crediamo che tale modello vada rivisto, anche sull’esempio di altri Paesi che sperimentano approcci diversi con risultati eccellenti.