Il saggio si inserisce nella vasta branca degli studi wildiani approfondendo un ambito del macrotesto che ancora offre spunti per l’indagine. Il terreno è quello delle conferenze tenute dall’artista in America nel 1882, in particolare quella relativa alla cosiddetta "house beautiful", nella quale la bellezza e la raffinatezza degli ambienti, la scelta dei materiali e degli abbinamenti, il gusto dell’arredamento diventano una fondamentale testimonianza espressiva della personalità. Nel contributo “Interior and Exterior House Decoration”, poi noto come “The House Beautiful”, Wilde stilò infatti una sorta di prontuario di filosofia dell’arredamento, piattaforma di una ‘controcultura’ mirante a risvegliare il popolo americano dall’incubo del materialismo e della grettezza. La voce wildiana viene qui interpretata in relazione al contesto culturale della fin de siècle e della reazione antivittoriana, all’istituirsi di cenacoli d’avanguardia e al fiorire di iniziative come mostre, cicli di conferenze, eventi sociali volti a ‘educare’ il pubblico borghese alle voghe estetiche del momento. Si dimostra come l’autore – all’epoca esordiente – intendesse farsi portavoce di un credo estetico che, se da lui venne innegabilmente plasmato e trasformato in fenomeno di costume, trovava affiliazioni molteplici e talora divergenti: da Ruskin e Morris (con il movimento “Arts and Crafts” e le sperimentazioni tecnico-creative condotte nel laboratorio della Red House di Upton), a Rossetti, Whistler e Pater, fino a un novero di pubblicazioni coeve costituite da riviste, manuali e cataloghi sull’interior design, in cui il motivo della “casa bella” si stava convertendo nel topos di un’urbanità sofisticata.

"Oscar Wilde e la filosofia della 'house decoration'"

GIOVANNELLI, LAURA
2011-01-01

Abstract

Il saggio si inserisce nella vasta branca degli studi wildiani approfondendo un ambito del macrotesto che ancora offre spunti per l’indagine. Il terreno è quello delle conferenze tenute dall’artista in America nel 1882, in particolare quella relativa alla cosiddetta "house beautiful", nella quale la bellezza e la raffinatezza degli ambienti, la scelta dei materiali e degli abbinamenti, il gusto dell’arredamento diventano una fondamentale testimonianza espressiva della personalità. Nel contributo “Interior and Exterior House Decoration”, poi noto come “The House Beautiful”, Wilde stilò infatti una sorta di prontuario di filosofia dell’arredamento, piattaforma di una ‘controcultura’ mirante a risvegliare il popolo americano dall’incubo del materialismo e della grettezza. La voce wildiana viene qui interpretata in relazione al contesto culturale della fin de siècle e della reazione antivittoriana, all’istituirsi di cenacoli d’avanguardia e al fiorire di iniziative come mostre, cicli di conferenze, eventi sociali volti a ‘educare’ il pubblico borghese alle voghe estetiche del momento. Si dimostra come l’autore – all’epoca esordiente – intendesse farsi portavoce di un credo estetico che, se da lui venne innegabilmente plasmato e trasformato in fenomeno di costume, trovava affiliazioni molteplici e talora divergenti: da Ruskin e Morris (con il movimento “Arts and Crafts” e le sperimentazioni tecnico-creative condotte nel laboratorio della Red House di Upton), a Rossetti, Whistler e Pater, fino a un novero di pubblicazioni coeve costituite da riviste, manuali e cataloghi sull’interior design, in cui il motivo della “casa bella” si stava convertendo nel topos di un’urbanità sofisticata.
2011
Giovannelli, Laura
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