Questo saggio si propone di rileggere alcune novelle incompiute di Svevo non come corollario dei romanzi maggiori bensì come prodotto significativo di un'evoluzione interna all'opera narrativa sveviana. In un primo momento l'autore si serve del genere breve per esemplificare tematiche per lui molto importanti, di natura culturale, filosofica, esistenziale; egli adotta per questo scopo regole tradizionali del codice narrativo e un intreccio molto lineare, destinato ad interrompersi una volta esaurita la sua finalità paradigmatica, evidenziata dal costante impiego del paradosso. Con la successiva acquisizione della categoria del tempo misto, il racconto diventa progressivamente luogo di riflessione interiore e tende all'autochiarimento. L'intreccio si fa allora più debole mentre si confondono i piani temporali. Il non-finito non serve più ad esemplificare ironicamente le proprie idee bensì ad approfondirle con l'esercizio stesso della scrittura. Viene qui ridiscussa anche la datazione, spesso incerta, di diversi testi, aggiungendo nuovi dati per una sempre maggiore chiarezza sugli anni in cui essi furono composti.

Dal racconto paradossale all'avvenire dei ricordi. Lettura di alcune novelle incompiute di Italo Svevo

GUIDOTTI, ANGELA
2014-01-01

Abstract

Questo saggio si propone di rileggere alcune novelle incompiute di Svevo non come corollario dei romanzi maggiori bensì come prodotto significativo di un'evoluzione interna all'opera narrativa sveviana. In un primo momento l'autore si serve del genere breve per esemplificare tematiche per lui molto importanti, di natura culturale, filosofica, esistenziale; egli adotta per questo scopo regole tradizionali del codice narrativo e un intreccio molto lineare, destinato ad interrompersi una volta esaurita la sua finalità paradigmatica, evidenziata dal costante impiego del paradosso. Con la successiva acquisizione della categoria del tempo misto, il racconto diventa progressivamente luogo di riflessione interiore e tende all'autochiarimento. L'intreccio si fa allora più debole mentre si confondono i piani temporali. Il non-finito non serve più ad esemplificare ironicamente le proprie idee bensì ad approfondirle con l'esercizio stesso della scrittura. Viene qui ridiscussa anche la datazione, spesso incerta, di diversi testi, aggiungendo nuovi dati per una sempre maggiore chiarezza sugli anni in cui essi furono composti.
2014
Guidotti, Angela
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