Lo studio della produzione agricola ad uso alimentare in ambienti urbanizzati sta divenendo di grande attualità per diverse importanti ragioni tra esse si ricorda la necessità di migliorare la sostenibilità e la sicurezza delle produzioni alimentari senza peraltro rinunciare alla qualità e soprattutto all’esperienza del lavoro e del territorio che hanno conferito a quei particolari cibi il carattere di eccellenza. Tuttavia dobbiamo rilevare come esistano a livello globale, delle criticità importanti che contrastano con questi principi fondamentali che ogni alimento dovrebbe possedere: la qualità e la sicurezza sanitaria. A nostro avviso quattro sono le principali criticità che la terra si troverà ad affrontare nei prossimi dieci/quindici anni: il fattore di crescita della popolazione a livello planetario; il crescente inquinamento ambientale (terra acqua e aria); la scarsità e conseguentemente il costo crescente delle risorse ambientali; la riduzione degli spazi ambientali in cui produrre gli alimenti. L’unione di questi quattro fattori disegna uno scenario d’incertezza globale ed è fonte di preoccupazione di molte società avanzate. L’apprensione sociale che scaturisce, riguarda più di ogni altra cosa, la difficoltà di dare una risposta concreta e in tempi rapidi a garantire la copertura delle necessità alimentari degli abitanti della Terra. La popolazione secondo stime ONU aumenterà a 9,1 miliardi nel 2050 e in particolare, nello stesso periodo, si prevede che la popolazione dell’Africa sub-sahariana aumenterà tanto velocemente da registrare circa 1 miliardo di persone in più, mentre l’Asia orientale crescerà più lentamente, appena l’11% in più della popolazione attuale. È necessario riflettere sul fatto che adesso siamo appena oltre 7 miliardi di abitanti (fonte worldmeters) e già si registrano i primi grossi dissesti ambientali e i primi grossi movimenti migratori sud/nord ben più consistenti di quelli osservati ai primi del 900, e “grazie” alla crisi finanziaria già vediamo l’attivazione di misure protezionistiche. A questo si aggiunge che le stime FAO dicono che sempre nel 2050 il 70 % della popolazione mondiale vivrà nelle città e nelle aree urbane, rispetto all’attuale 49% della popolazione. Pensiamo e riflettiamo sull’aumento della domanda di cibo, come conseguenza diretta sulla realtà sociale e umana per l’aumento della popolazione e per l’incremento dei redditi. Le stime sempre fonte ONU indicano che nel 2050 i fabbisogni di cereali e carne raggiungeranno i 3 miliardi di tonnellate e che solo la produzione di cereali dovrà accrescersi di almeno 1 miliardo di t, a partire dagli attuali 2,1 miliardi di t, mentre la produzione di carne dovrà aumentare di appena 200 milioni di t. per raggiungere un totale di circa 470 milioni di t. In particolare la maggior parte di questi aumenti si osserverà nei paesi in via di sviluppo che assorbiranno circa il 72% dove oggi si consuma circa il 58%. Infine l’aumento delle disponibilità energetiche anche da fonti bio e rinnovabili, contribuirà ad aumentare il benessere e la domanda dei beni alimentari, su cui influiranno anche l’andamento dei prezzi energetici e le future politiche dei governi. Lo scenario che ci si prospetta è abbastanza imprevedibile e sotto diversi prospetti produce anche preoccupazione nelle società dei PS che adottano misure protezionistiche per contrastare non solo la penetrazione merci ma nache quella dei migranti, evidenziate dalle attuali tendenze e documentate nelle recenti consultazioni popolari, ci inducono a ricercare da subito soluzioni rapide e concrete pena la conseguente crescita dei conflitti sociali ed etnici su scala globale. Il nostro studio su possibili modi di organizzare una produzione agricola in ambienti urbanizzati, nasce da queste ampie premesse cui si aggiunge la curiosità, la conoscenza delle tecnologie moderne unite all’interesse dell’uso sostenibile delle risorse che, come per caso, si concentrano nelle città e che peraltro, sono ampiamente dissipate, come nel caso dell’acqua dolce, dell’energia, la mancata valorizzazione della manodopera presente. Se a quanto sopra si aggiunge la presenza diretta, prossimale, dei consumatori, il nostro interesse appare molto ben motivato. Per questo nostro studio abbiamo coniato un nuovo termine Farmtecture che combina le due parole Farm e Architecture. Riteniamo che un nuovo termine possa essere utile non tanto quale conio di un neologisno in lingua inglese ma piuttosto quale segnale della necessità di pensare diversamente, sotto il profilo culturale, gli spazi urbani a livello mondiale Le nostre città si sono da sempre sviluppate, in tempi e modi diversi (città commerciali, portuali, industriali, militari etc etc) come luoghi in antitesi alla campagna. La campagna è sempre stata il luogo storico della produzione agricola, la città il luogo dove le altre attività umane si sviluppavano..... quante pagine di storia, quante opere letterarie e pittoriche hanno descritto nei secoli gli equilibri e le peculiarità dei vari modi urbani e rurali. Questo equilibrio oggi è altro e forse non è più. Il dialogo fra i mondi della produzione alimentare ed i mondi urbani è ormai flebile e quasi impercettibile. Il verde urbano, i parchi cittadini hanno contribuito a sviluppare ancor più questo distacco (spesso in modo inconsapevole) così dal primo ottocento per tutto il secolo corso sino ai giorni nostri il verde in città è sempre stato inteso quale verde ricreativo, di alto valore pittorico paesistico, ricreativo ma comunque slegato dalla produzione alimentare Le poche esperienze di produzione agricola in ambito urbano si sono spesso dovute accontentare di spazi di risulta che non erano ancora stati carpiti dal cemento o dal “verde del giardinetto di quartiere”. A nostro parere è urgente domandarsi come poter promuovere cambiamenti significativi a questo contesto storico culturale. Con Farmtecture abbiamo provato a immaginare modi in cui produrre cibo sano e organico in modi semplici ed efficaci in differenti contesti urbani di tutto il mondo. Per questo abbiamo declinato Farmtecture in molti modi diversi al fine di ricercare il miglior equilibrio possibile con differenti contesti urbani in tutto il nostro pianeta. Abbiamo ideato e progettato edifici destinati alla produzione agricola, molto alti (High Rise Vertical Farm) altri di altezza più contenuta (Medium Rise Vertical Farm) e anche in piattaforme galleggianti (Floating Farm) o strutture ipogee (Underground Farm). Farmtecture in poche parole vuol dire portare la produzione agricola in città, ritornare alle nostre comuni radici contadine in modo equilibrato sfruttando i vantaggi che le moderne conoscenze ci consentono
Farmtecture, la nuova frontiera dell’agricoltura urbana
BERNI, PAOLO;
2014-01-01
Abstract
Lo studio della produzione agricola ad uso alimentare in ambienti urbanizzati sta divenendo di grande attualità per diverse importanti ragioni tra esse si ricorda la necessità di migliorare la sostenibilità e la sicurezza delle produzioni alimentari senza peraltro rinunciare alla qualità e soprattutto all’esperienza del lavoro e del territorio che hanno conferito a quei particolari cibi il carattere di eccellenza. Tuttavia dobbiamo rilevare come esistano a livello globale, delle criticità importanti che contrastano con questi principi fondamentali che ogni alimento dovrebbe possedere: la qualità e la sicurezza sanitaria. A nostro avviso quattro sono le principali criticità che la terra si troverà ad affrontare nei prossimi dieci/quindici anni: il fattore di crescita della popolazione a livello planetario; il crescente inquinamento ambientale (terra acqua e aria); la scarsità e conseguentemente il costo crescente delle risorse ambientali; la riduzione degli spazi ambientali in cui produrre gli alimenti. L’unione di questi quattro fattori disegna uno scenario d’incertezza globale ed è fonte di preoccupazione di molte società avanzate. L’apprensione sociale che scaturisce, riguarda più di ogni altra cosa, la difficoltà di dare una risposta concreta e in tempi rapidi a garantire la copertura delle necessità alimentari degli abitanti della Terra. La popolazione secondo stime ONU aumenterà a 9,1 miliardi nel 2050 e in particolare, nello stesso periodo, si prevede che la popolazione dell’Africa sub-sahariana aumenterà tanto velocemente da registrare circa 1 miliardo di persone in più, mentre l’Asia orientale crescerà più lentamente, appena l’11% in più della popolazione attuale. È necessario riflettere sul fatto che adesso siamo appena oltre 7 miliardi di abitanti (fonte worldmeters) e già si registrano i primi grossi dissesti ambientali e i primi grossi movimenti migratori sud/nord ben più consistenti di quelli osservati ai primi del 900, e “grazie” alla crisi finanziaria già vediamo l’attivazione di misure protezionistiche. A questo si aggiunge che le stime FAO dicono che sempre nel 2050 il 70 % della popolazione mondiale vivrà nelle città e nelle aree urbane, rispetto all’attuale 49% della popolazione. Pensiamo e riflettiamo sull’aumento della domanda di cibo, come conseguenza diretta sulla realtà sociale e umana per l’aumento della popolazione e per l’incremento dei redditi. Le stime sempre fonte ONU indicano che nel 2050 i fabbisogni di cereali e carne raggiungeranno i 3 miliardi di tonnellate e che solo la produzione di cereali dovrà accrescersi di almeno 1 miliardo di t, a partire dagli attuali 2,1 miliardi di t, mentre la produzione di carne dovrà aumentare di appena 200 milioni di t. per raggiungere un totale di circa 470 milioni di t. In particolare la maggior parte di questi aumenti si osserverà nei paesi in via di sviluppo che assorbiranno circa il 72% dove oggi si consuma circa il 58%. Infine l’aumento delle disponibilità energetiche anche da fonti bio e rinnovabili, contribuirà ad aumentare il benessere e la domanda dei beni alimentari, su cui influiranno anche l’andamento dei prezzi energetici e le future politiche dei governi. Lo scenario che ci si prospetta è abbastanza imprevedibile e sotto diversi prospetti produce anche preoccupazione nelle società dei PS che adottano misure protezionistiche per contrastare non solo la penetrazione merci ma nache quella dei migranti, evidenziate dalle attuali tendenze e documentate nelle recenti consultazioni popolari, ci inducono a ricercare da subito soluzioni rapide e concrete pena la conseguente crescita dei conflitti sociali ed etnici su scala globale. Il nostro studio su possibili modi di organizzare una produzione agricola in ambienti urbanizzati, nasce da queste ampie premesse cui si aggiunge la curiosità, la conoscenza delle tecnologie moderne unite all’interesse dell’uso sostenibile delle risorse che, come per caso, si concentrano nelle città e che peraltro, sono ampiamente dissipate, come nel caso dell’acqua dolce, dell’energia, la mancata valorizzazione della manodopera presente. Se a quanto sopra si aggiunge la presenza diretta, prossimale, dei consumatori, il nostro interesse appare molto ben motivato. Per questo nostro studio abbiamo coniato un nuovo termine Farmtecture che combina le due parole Farm e Architecture. Riteniamo che un nuovo termine possa essere utile non tanto quale conio di un neologisno in lingua inglese ma piuttosto quale segnale della necessità di pensare diversamente, sotto il profilo culturale, gli spazi urbani a livello mondiale Le nostre città si sono da sempre sviluppate, in tempi e modi diversi (città commerciali, portuali, industriali, militari etc etc) come luoghi in antitesi alla campagna. La campagna è sempre stata il luogo storico della produzione agricola, la città il luogo dove le altre attività umane si sviluppavano..... quante pagine di storia, quante opere letterarie e pittoriche hanno descritto nei secoli gli equilibri e le peculiarità dei vari modi urbani e rurali. Questo equilibrio oggi è altro e forse non è più. Il dialogo fra i mondi della produzione alimentare ed i mondi urbani è ormai flebile e quasi impercettibile. Il verde urbano, i parchi cittadini hanno contribuito a sviluppare ancor più questo distacco (spesso in modo inconsapevole) così dal primo ottocento per tutto il secolo corso sino ai giorni nostri il verde in città è sempre stato inteso quale verde ricreativo, di alto valore pittorico paesistico, ricreativo ma comunque slegato dalla produzione alimentare Le poche esperienze di produzione agricola in ambito urbano si sono spesso dovute accontentare di spazi di risulta che non erano ancora stati carpiti dal cemento o dal “verde del giardinetto di quartiere”. A nostro parere è urgente domandarsi come poter promuovere cambiamenti significativi a questo contesto storico culturale. Con Farmtecture abbiamo provato a immaginare modi in cui produrre cibo sano e organico in modi semplici ed efficaci in differenti contesti urbani di tutto il mondo. Per questo abbiamo declinato Farmtecture in molti modi diversi al fine di ricercare il miglior equilibrio possibile con differenti contesti urbani in tutto il nostro pianeta. Abbiamo ideato e progettato edifici destinati alla produzione agricola, molto alti (High Rise Vertical Farm) altri di altezza più contenuta (Medium Rise Vertical Farm) e anche in piattaforme galleggianti (Floating Farm) o strutture ipogee (Underground Farm). Farmtecture in poche parole vuol dire portare la produzione agricola in città, ritornare alle nostre comuni radici contadine in modo equilibrato sfruttando i vantaggi che le moderne conoscenze ci consentonoFile | Dimensione | Formato | |
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