Realizzare progetti per organizzare le produzioni alimentari in maniera sostenibile e soprattutto compatibile con l’ambiente sociale di alcuni pvs, non sempre è facile. Da qui alcuni storici insuccessi, d’iniziative che, oltre al clamore che possono aver suscitato, hanno avuto riflesso negativo e generato anche criticità nei rapporti tra stati e negli ordinamenti sociali interni di diversi paesi. Infatti, a conferma di quanto osservato, l’offerta di progetti “ready made”, non ha dato risultati attesi. Alcuni progetti si sono rivelati disastrosi, talvolta anche con sviluppi tragici per le società locali e l’ambiente, sebbene tutti avessero in comune un idealistico punto di partenza “offrire aiuti alimentari alle popolazioni residenti”. Questo lodevole obiettivo, sebbene fosse perseguito tenendo presente l’adagio “ se vuoi aiutare una persona … insegnali a pescare”, si è scontrato con realtà inattese e per come possiamo percepire anche con aspetti surreali. Senza andare troppo lontano con la memoria basti pensare all’introduzione del persico del Nilo (Lates niloticus L.) fatta negli anni 60’ nel lago Vittoria, dove non era presente e che produsse gravi conseguenze sul piano ambientale e sociale dell’area. Spesso nel pianificare gli interventi nei Paesi a lento sviluppo, tra cui in particolare i Paesi africani, dove oltre ad essere molto radicate le tradizioni, usanze e i costumi locali, sono presenti ordinamenti sociali, imperniati su regole di casta e di ruolo, basati sull’appartenenza etnica, sul sesso e anche sull’età, con speciale riferimento ai bambini, è possibile comprendere perché alcuni progetti non hanno progredito nel senso desiderato. Purtroppo non esiste una regola assoluta che consente di presentare progetti “vincenti”, ogni progetto si scontra con la realtà sociale e col territorio, in molti casi per quanto si cerchi di reperire e investigare su tutte le informazioni possibili, alcuni aspetti rimangono sub giudice ed emergono prepotentemente con il tempo, durante le fasi attuative, mettendo in crisi tutto il progetto. In questo lavoro vorremo dare un contributo che partendo da una base tecnica sostenibile, evidenzi gli aspetti che possono mettere in crisi i progetti e gli interventi, ma che nulla hanno a che fare con la bontà dei propositi dei proponenti o la qualità tecnico scientifica dei progetti, ma piuttosto con la dura realtà dell’impatto sociale, della cultura, delle tradizioni, degli ordinamenti gerarchici, difronte alle quali le migliori e scientificamente aggiornate soluzioni sostenibili, adattate messe a punto per le caratteristiche di quel territorio, passano in secondo ordine e vengono annullate.

Produzioni sostenibili nei Paesi in via di sviluppo Produzione alimentare sostenibile nei pvs: acquacoltura di acqua dolce integrata con produzioni orticole

BERNI, PAOLO
2015-01-01

Abstract

Realizzare progetti per organizzare le produzioni alimentari in maniera sostenibile e soprattutto compatibile con l’ambiente sociale di alcuni pvs, non sempre è facile. Da qui alcuni storici insuccessi, d’iniziative che, oltre al clamore che possono aver suscitato, hanno avuto riflesso negativo e generato anche criticità nei rapporti tra stati e negli ordinamenti sociali interni di diversi paesi. Infatti, a conferma di quanto osservato, l’offerta di progetti “ready made”, non ha dato risultati attesi. Alcuni progetti si sono rivelati disastrosi, talvolta anche con sviluppi tragici per le società locali e l’ambiente, sebbene tutti avessero in comune un idealistico punto di partenza “offrire aiuti alimentari alle popolazioni residenti”. Questo lodevole obiettivo, sebbene fosse perseguito tenendo presente l’adagio “ se vuoi aiutare una persona … insegnali a pescare”, si è scontrato con realtà inattese e per come possiamo percepire anche con aspetti surreali. Senza andare troppo lontano con la memoria basti pensare all’introduzione del persico del Nilo (Lates niloticus L.) fatta negli anni 60’ nel lago Vittoria, dove non era presente e che produsse gravi conseguenze sul piano ambientale e sociale dell’area. Spesso nel pianificare gli interventi nei Paesi a lento sviluppo, tra cui in particolare i Paesi africani, dove oltre ad essere molto radicate le tradizioni, usanze e i costumi locali, sono presenti ordinamenti sociali, imperniati su regole di casta e di ruolo, basati sull’appartenenza etnica, sul sesso e anche sull’età, con speciale riferimento ai bambini, è possibile comprendere perché alcuni progetti non hanno progredito nel senso desiderato. Purtroppo non esiste una regola assoluta che consente di presentare progetti “vincenti”, ogni progetto si scontra con la realtà sociale e col territorio, in molti casi per quanto si cerchi di reperire e investigare su tutte le informazioni possibili, alcuni aspetti rimangono sub giudice ed emergono prepotentemente con il tempo, durante le fasi attuative, mettendo in crisi tutto il progetto. In questo lavoro vorremo dare un contributo che partendo da una base tecnica sostenibile, evidenzi gli aspetti che possono mettere in crisi i progetti e gli interventi, ma che nulla hanno a che fare con la bontà dei propositi dei proponenti o la qualità tecnico scientifica dei progetti, ma piuttosto con la dura realtà dell’impatto sociale, della cultura, delle tradizioni, degli ordinamenti gerarchici, difronte alle quali le migliori e scientificamente aggiornate soluzioni sostenibili, adattate messe a punto per le caratteristiche di quel territorio, passano in secondo ordine e vengono annullate.
2015
Berni, Paolo
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