Notiziario di informazione a cura dell'Accademia dei Georgofili logo_georgofili top_colonna2 box_ultimi_inserimenti bottom_titolo_box◦Produzioni tipiche e tutela delle identità territoriali ◦Nuovi scenari nell’industria agroalimentare: gli Alimenti Funzionali e Nutraceutici ◦GLOBAL FOOD LAW TRENDS UE, USA, CHINA ◦Cosimo Ridolfi - Agronomo e politico a 150 anni dalla scomparsa ◦Convegno sulla lotta alla contraffazione alimentare Visualizza tutti 29 luglio 2015 top_colonna1 Stampa Ancora un’ondata di calore: ma quali sono gli effetti sull’agricoltura? di Giacomo Lorenzini Ci risiamo: settimane e settimane di caldo torrido, con temperature che sfiorano i 40 °C e superano di oltre 6 °C le medie storiche, accompagnate da totale assenza di precipitazioni. Ormai stiamo prendendo confidenza con il termine “ondate di calore”, eventi eccezionali per intensità e durata, e dopo le estati record del 2003 e del 2012 siamo consapevoli che queste possono rappresentare le “prove generali” degli scenari climatici del prossimo futuro. Ogni forma vivente e praticamente tutti i settori della nostra collettività sono duramente messi alla prova da queste situazioni estreme, a cominciare, ovviamente, dai temi di ordine sanitario. Il bilancio delle morti “addizionali” (per lo più a coinvolgere i soggetti fragili, come anziani, persone malate che vivono da sole e in condizioni di scarsa disponibilità economica) è impressionante, ma meritano attenzione anche gli aspetti che riguardano direttamente l’agricoltura e, più in generale, gli ecosistemi vegetali. Forse il primo fenomeno che l’immaginario collettivo collega a periodi torridi e siccitosi è quello degli incendi boschivi: ma non è l’unico. Prendendo spunto da uno Special Issue di Agrochimica (rivista internazionale dell’Università di Pisa) che nel 2014 ha raccolto i numerosi contributi presentati ad una giornata di studio intitolata “The hot summer of 2012: Some effects on agriculture, forestry and related issues”, possiamo segnalare: (a) I processi di fotosintesi e respirazione nelle piante sono fortemente modulati dalla temperatura e dalla disponibilità idrica: è dimostrato che durante le eccezionali condizioni tipiche delle ondate di calore, le piante possono diventare una sorgente di CO2 (invece che un suo ‘consumatore’), e questo, a sua volta, dà avvio ad una retroazione pericolosa, in quando è proprio la CO2, noto “gas serra” a provocare un ulteriore aumento della temperatura. Ma il caldo condiziona anche altri percorsi metabolici, come, ad esempio, la sintesi proteica e il metabolismo secondario. Le rese delle produzioni vegetali sono pesantemente decurtate e ben giustificate sono le iniziative delle associazioni di categoria volte ad ottenere riconoscimenti compensativi. (b) In condizioni estreme, si può giungere alla morte degli alberi (es. per cavitazione/embolia); la fioritura e le strategie riproduttive sono alterate; si modificano i rapporti tra piante e loro parassiti (insetti, funghi, ecc.); aumenta la presenza di micotossine nelle derrate conservate; vengono rivoluzionati i profili quanti-qualitativi di emissione dei composti organici volatili, che tanta influenza hanno nell’ecologia vegetale. (c) Le situazioni meteoclimatiche in oggetto, accompagnate da stabilità atmosferica, sono quelle che favoriscono la formazione e persistenza di fenomeni di smog fotochimico, caratterizzati da rilevanti livelli di ozono troposferico (vedi Georgofili Info 3 ottobre 2012); questo inquinante è noto per i suoi effetti nocivi sugli organismi animali e vegetali; già oggi il 95% della popolazione urbana europea è esposta a concentrazioni di ozono superiori alle linee guida WHO, e il 69% delle superfici agricole del nostro continente è interessato da concentrazioni superiori rispetto ai valori-obiettivo fissati dall’UE per la protezione della vegetazione. C’è di più: l’assorbimento di inquinanti gassosi è ridotto se l’attività stomatica è minima, proprio come si verifica durante i periodi in questione. (d) Le alte temperature (specialmente se abbinate ad alta umidità) sono una sfida al benessere animale (comprese galline e api!): riduzione dell’appetito, minore sintesi di latte, maggiore vulnerabilità alle malattie, diminuzione della fertilità, sono questi i principali componenti dello heat stress in campo zootecnico. Anche la tecnologia potrebbe essere di ausilio (ventole, doccette, alimentazione integrata) per ridurre le perdite economiche del settore, mentre si sta pensando addirittura di introdurre la tolleranza al calore tra i parametri prioritari nei processi di selezione genetica.

Ancora un’ondata di calore: ma quali sono gli effetti sull'agricoltura?

LORENZINI, GIACOMO
2015-01-01

Abstract

Notiziario di informazione a cura dell'Accademia dei Georgofili logo_georgofili top_colonna2 box_ultimi_inserimenti bottom_titolo_box◦Produzioni tipiche e tutela delle identità territoriali ◦Nuovi scenari nell’industria agroalimentare: gli Alimenti Funzionali e Nutraceutici ◦GLOBAL FOOD LAW TRENDS UE, USA, CHINA ◦Cosimo Ridolfi - Agronomo e politico a 150 anni dalla scomparsa ◦Convegno sulla lotta alla contraffazione alimentare Visualizza tutti 29 luglio 2015 top_colonna1 Stampa Ancora un’ondata di calore: ma quali sono gli effetti sull’agricoltura? di Giacomo Lorenzini Ci risiamo: settimane e settimane di caldo torrido, con temperature che sfiorano i 40 °C e superano di oltre 6 °C le medie storiche, accompagnate da totale assenza di precipitazioni. Ormai stiamo prendendo confidenza con il termine “ondate di calore”, eventi eccezionali per intensità e durata, e dopo le estati record del 2003 e del 2012 siamo consapevoli che queste possono rappresentare le “prove generali” degli scenari climatici del prossimo futuro. Ogni forma vivente e praticamente tutti i settori della nostra collettività sono duramente messi alla prova da queste situazioni estreme, a cominciare, ovviamente, dai temi di ordine sanitario. Il bilancio delle morti “addizionali” (per lo più a coinvolgere i soggetti fragili, come anziani, persone malate che vivono da sole e in condizioni di scarsa disponibilità economica) è impressionante, ma meritano attenzione anche gli aspetti che riguardano direttamente l’agricoltura e, più in generale, gli ecosistemi vegetali. Forse il primo fenomeno che l’immaginario collettivo collega a periodi torridi e siccitosi è quello degli incendi boschivi: ma non è l’unico. Prendendo spunto da uno Special Issue di Agrochimica (rivista internazionale dell’Università di Pisa) che nel 2014 ha raccolto i numerosi contributi presentati ad una giornata di studio intitolata “The hot summer of 2012: Some effects on agriculture, forestry and related issues”, possiamo segnalare: (a) I processi di fotosintesi e respirazione nelle piante sono fortemente modulati dalla temperatura e dalla disponibilità idrica: è dimostrato che durante le eccezionali condizioni tipiche delle ondate di calore, le piante possono diventare una sorgente di CO2 (invece che un suo ‘consumatore’), e questo, a sua volta, dà avvio ad una retroazione pericolosa, in quando è proprio la CO2, noto “gas serra” a provocare un ulteriore aumento della temperatura. Ma il caldo condiziona anche altri percorsi metabolici, come, ad esempio, la sintesi proteica e il metabolismo secondario. Le rese delle produzioni vegetali sono pesantemente decurtate e ben giustificate sono le iniziative delle associazioni di categoria volte ad ottenere riconoscimenti compensativi. (b) In condizioni estreme, si può giungere alla morte degli alberi (es. per cavitazione/embolia); la fioritura e le strategie riproduttive sono alterate; si modificano i rapporti tra piante e loro parassiti (insetti, funghi, ecc.); aumenta la presenza di micotossine nelle derrate conservate; vengono rivoluzionati i profili quanti-qualitativi di emissione dei composti organici volatili, che tanta influenza hanno nell’ecologia vegetale. (c) Le situazioni meteoclimatiche in oggetto, accompagnate da stabilità atmosferica, sono quelle che favoriscono la formazione e persistenza di fenomeni di smog fotochimico, caratterizzati da rilevanti livelli di ozono troposferico (vedi Georgofili Info 3 ottobre 2012); questo inquinante è noto per i suoi effetti nocivi sugli organismi animali e vegetali; già oggi il 95% della popolazione urbana europea è esposta a concentrazioni di ozono superiori alle linee guida WHO, e il 69% delle superfici agricole del nostro continente è interessato da concentrazioni superiori rispetto ai valori-obiettivo fissati dall’UE per la protezione della vegetazione. C’è di più: l’assorbimento di inquinanti gassosi è ridotto se l’attività stomatica è minima, proprio come si verifica durante i periodi in questione. (d) Le alte temperature (specialmente se abbinate ad alta umidità) sono una sfida al benessere animale (comprese galline e api!): riduzione dell’appetito, minore sintesi di latte, maggiore vulnerabilità alle malattie, diminuzione della fertilità, sono questi i principali componenti dello heat stress in campo zootecnico. Anche la tecnologia potrebbe essere di ausilio (ventole, doccette, alimentazione integrata) per ridurre le perdite economiche del settore, mentre si sta pensando addirittura di introdurre la tolleranza al calore tra i parametri prioritari nei processi di selezione genetica.
2015
Lorenzini, Giacomo
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/755090
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact