La coltura in vaso, uno degli aspetti tecnologici più rilevanti del florovivaismo, si caratterizza per l’impiego di contenitori di varia forma e dimensione, e di un substrato artificiale, diverso dal terreno agrario e preparato con materiali di varia natura (torba, perlite, pomice, argilla espansa, compost, corteccia, tanto per citare quelli più diffusi). Per la produzione di piante ornamentali si preferiscono in genere dei miscugli (come quelli a base di torba e perlite, usati soprattutto in serra, o di torba e pomice, di largo impiego nei vivai di pien’aria), mentre per la coltivazione (in bancali o in sacchi) delle specie da fiore reciso molto spesso si impiega un unico materiale (fibra di cocco, perlite, lana di roccia…). Del substrato, oltre alla sanità (cioè, l’assenza di patogeni, parassiti e sostanze fitotossiche), interessano una serie di caratteristiche chimiche e fisiche. Le prime (pH, contenuto salino e nutritivo, capacità di scambio ionico e di fissazione dell’azoto e del fosforo) condizionano gli interventi di fertilizzazione, realizzata attraverso l’aggiunta preventiva al substrato di concimi (idrosolubili e/o a lenta cessione) o per mezzo della fertirrigazione. Le caratteristiche fisiche, invece, determinano la capacità del contenitore di sostenere le piante e le sue proprietà idrauliche. In generale, oltre a un pH subacido e un ridotto contenuto di sali solubili, i substrati devono avere un’elevata porosità, un’adeguata capacità di ritenzione dell’acqua e dell’aria (cioè, una sufficiente capacità di drenaggio) e una buona stabilità, cioè la capacità di mantenere nel tempo le proprie caratteristiche, soprattutto quelle fisiche. In questo capitolo sono esaminate le proprietà idrauliche dei substrati, in quanto la comprensione dei rapporti tra acqua e substrato diventa determinante sia per la scelta dei materiali più idonei per una determinata coltura, sia per il controllo dell’irrigazione. Ad esempio, per colture con radici particolarmente esigenti in termini di ossigeno e/o condotte in contenitori di piccole dimensioni (come le celle, o plug, dei contenitori alveolari impiegati nella produzione di piantine da seme e di talee radicate) occorre impiegare dei substrati con con un’elevata capacità di drenaggio dell’acqua. Inoltre, la conoscenza di alcune proprietà idrauliche del cosiddetto sistema substrato-contenitore (SSC), quali la capacità di contenitore e il contenuto di acqua facilmente disponibile (illustrati più avanti nel testo), è alla base della determinazione del volume d’adacquamento.

Le proprietà fisiche e idrauliche dei substrati di coltivazione

BIBBIANI, CARLO;PARDOSSI, ALBERTO
2004-01-01

Abstract

La coltura in vaso, uno degli aspetti tecnologici più rilevanti del florovivaismo, si caratterizza per l’impiego di contenitori di varia forma e dimensione, e di un substrato artificiale, diverso dal terreno agrario e preparato con materiali di varia natura (torba, perlite, pomice, argilla espansa, compost, corteccia, tanto per citare quelli più diffusi). Per la produzione di piante ornamentali si preferiscono in genere dei miscugli (come quelli a base di torba e perlite, usati soprattutto in serra, o di torba e pomice, di largo impiego nei vivai di pien’aria), mentre per la coltivazione (in bancali o in sacchi) delle specie da fiore reciso molto spesso si impiega un unico materiale (fibra di cocco, perlite, lana di roccia…). Del substrato, oltre alla sanità (cioè, l’assenza di patogeni, parassiti e sostanze fitotossiche), interessano una serie di caratteristiche chimiche e fisiche. Le prime (pH, contenuto salino e nutritivo, capacità di scambio ionico e di fissazione dell’azoto e del fosforo) condizionano gli interventi di fertilizzazione, realizzata attraverso l’aggiunta preventiva al substrato di concimi (idrosolubili e/o a lenta cessione) o per mezzo della fertirrigazione. Le caratteristiche fisiche, invece, determinano la capacità del contenitore di sostenere le piante e le sue proprietà idrauliche. In generale, oltre a un pH subacido e un ridotto contenuto di sali solubili, i substrati devono avere un’elevata porosità, un’adeguata capacità di ritenzione dell’acqua e dell’aria (cioè, una sufficiente capacità di drenaggio) e una buona stabilità, cioè la capacità di mantenere nel tempo le proprie caratteristiche, soprattutto quelle fisiche. In questo capitolo sono esaminate le proprietà idrauliche dei substrati, in quanto la comprensione dei rapporti tra acqua e substrato diventa determinante sia per la scelta dei materiali più idonei per una determinata coltura, sia per il controllo dell’irrigazione. Ad esempio, per colture con radici particolarmente esigenti in termini di ossigeno e/o condotte in contenitori di piccole dimensioni (come le celle, o plug, dei contenitori alveolari impiegati nella produzione di piantine da seme e di talee radicate) occorre impiegare dei substrati con con un’elevata capacità di drenaggio dell’acqua. Inoltre, la conoscenza di alcune proprietà idrauliche del cosiddetto sistema substrato-contenitore (SSC), quali la capacità di contenitore e il contenuto di acqua facilmente disponibile (illustrati più avanti nel testo), è alla base della determinazione del volume d’adacquamento.
2004
Bibbiani, Carlo; Pardossi, Alberto
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