La rete Internet rappresenta una dimensione di sviluppo della personalità individuale, tendenzialmente al pari delle dimensioni tradizionali in cui l’individuo modula la propria personalità nella realtà oggettuale. Affinché tale sviluppo del sé e del senso di sé non sia solo apparente, l’individuo deve essere libero, quanto più possibile, di agire. Da ciò la necessità di equiparare la libertà di cui si gode nella realtà oggettuale a quella che dovrebbe caratterizzare la rete Internet. La domanda che a questo punto si pone è se l’equiparazione orientativa tra libertà nel mondo offline e libertà nella rete possa essere proposta anche in riferimento alla responsabilità. Il legame tra libertà e responsabilità parrebbe suggerire una risposta affermativa; in realtà, la risposta deve essere più articolata. Nel far riferimento alla libertà (di estrinsecazione della propria personalità) sulla rete Internet, si tende a ragionare secondo la logica binaria di «tutto» o «niente», propria del digital divide: quando, però, si realizza un accesso in condizioni tecnologicamente accettabili, allora la libertà non viene ulteriormente questionata, postulandosi anzi una sostanziale omogeneità tra gli internauti. Con riguardo alla responsabilità, tale struttura binaria poteva valere nel web 1.0: chiunque accedesse alla rete era libero di scegliere quali “pagine” consultare e la sua responsabilità si concretizzava in larga misura nell’attenzione da prestare al non accedere a determinati siti. Il passaggio al web 2.0, però, impone riflessioni più caute, giacché per assicurare la libertà di azione è sufficiente un livello anche piuttosto modesto di conoscenze informatiche, mentre la responsabilità assume declinazioni variegate, in ragione del grado di reale consapevolezza del mezzo utilizzato e delle conseguenze che, attraverso di esso, possono prodursi, nell’immediato e nella prospettiva di medio e lungo periodo, in conseguenza dell’eterno presente che alimenta la rete. Il rapporto diadico tra “libertà” e “responsabilità” deve quindi arricchirsi di un terzo elemento, quello della “conoscenza”, che si declina essenzialmente come quantum di competenze informatiche, il cui grado minimale è quello che rende possibile l’esercizio della libertà (l’inserimento di contenuti sul web), ma che poi si arricchisce di ulteriori implicazioni (ad esempio, la collocazione dei contenuti in una determinata sede, la loro diffusione, la facilità di riproduzione, manipolazione, la riconducibilità del contenuto al proprio autore, etc.). Ed è da tali implicazioni che si apprezza la “modulabilità” del concetto di responsabilità, poiché maggiore è la conoscenza, più elevato è il livello di responsabilità dell’agente. Non è ancora questo, comunque, a distinguere chiaramente rete e realtà oggettuale: l’elemento di maggiore distinzione risiede, piuttosto, nella necessità in rete di calibrare il concetto di responsabilità individuale alla luce di una responsabilità “collettiva”, la quale si sostanzia nel porre l’individuo in condizione di avere competenze tecnologiche che possano renderlo autenticamente responsabile delle proprie azioni e delle conseguenze che ne possono derivare. Il “mettere a disposizione” la rete Internet innesca, dunque, la libertà del soggetto, ma perché il suo agire sia responsabile gli deve essere assicurato anche “altro”. Un “altro” che assume forme diverse, dalla compresenza interattiva dell’adulto alla navigazione del minore fino alla formazione informatica da garantire agli strati più ampi della popolazione, passando per campagne di sensibilizzazione sugli effetti delle proprie azioni, etc. Solo integrando questo tipo di responsabilità altrui nella valutazione delle azioni del singolo può evitarsi l’equiparazione meccanica tra azioni nel mondo oggettuale ed azioni nella rete. L’equiparazione è, infatti, potenzialmente semplicistica, nella misura in cui non tiene conto delle profonde differenze, anche a livello psicologico, sussistenti tra il muoversi nella realtà oggettuale e l’agire protetti da (o esposti attraverso) uno schermo. Tali differenze potranno essere esemplificate e messe alla prova con riferimento a casi concreti, tra i quali, in particolare, le piazze virtuali, i video “postati” da minori, i social networks, ma anche le immagini ed i testi informativi, etc.
La rete Internet tra libertà irresponsabile e responsabilità modulata
Veronica Neri
2018-01-01
Abstract
La rete Internet rappresenta una dimensione di sviluppo della personalità individuale, tendenzialmente al pari delle dimensioni tradizionali in cui l’individuo modula la propria personalità nella realtà oggettuale. Affinché tale sviluppo del sé e del senso di sé non sia solo apparente, l’individuo deve essere libero, quanto più possibile, di agire. Da ciò la necessità di equiparare la libertà di cui si gode nella realtà oggettuale a quella che dovrebbe caratterizzare la rete Internet. La domanda che a questo punto si pone è se l’equiparazione orientativa tra libertà nel mondo offline e libertà nella rete possa essere proposta anche in riferimento alla responsabilità. Il legame tra libertà e responsabilità parrebbe suggerire una risposta affermativa; in realtà, la risposta deve essere più articolata. Nel far riferimento alla libertà (di estrinsecazione della propria personalità) sulla rete Internet, si tende a ragionare secondo la logica binaria di «tutto» o «niente», propria del digital divide: quando, però, si realizza un accesso in condizioni tecnologicamente accettabili, allora la libertà non viene ulteriormente questionata, postulandosi anzi una sostanziale omogeneità tra gli internauti. Con riguardo alla responsabilità, tale struttura binaria poteva valere nel web 1.0: chiunque accedesse alla rete era libero di scegliere quali “pagine” consultare e la sua responsabilità si concretizzava in larga misura nell’attenzione da prestare al non accedere a determinati siti. Il passaggio al web 2.0, però, impone riflessioni più caute, giacché per assicurare la libertà di azione è sufficiente un livello anche piuttosto modesto di conoscenze informatiche, mentre la responsabilità assume declinazioni variegate, in ragione del grado di reale consapevolezza del mezzo utilizzato e delle conseguenze che, attraverso di esso, possono prodursi, nell’immediato e nella prospettiva di medio e lungo periodo, in conseguenza dell’eterno presente che alimenta la rete. Il rapporto diadico tra “libertà” e “responsabilità” deve quindi arricchirsi di un terzo elemento, quello della “conoscenza”, che si declina essenzialmente come quantum di competenze informatiche, il cui grado minimale è quello che rende possibile l’esercizio della libertà (l’inserimento di contenuti sul web), ma che poi si arricchisce di ulteriori implicazioni (ad esempio, la collocazione dei contenuti in una determinata sede, la loro diffusione, la facilità di riproduzione, manipolazione, la riconducibilità del contenuto al proprio autore, etc.). Ed è da tali implicazioni che si apprezza la “modulabilità” del concetto di responsabilità, poiché maggiore è la conoscenza, più elevato è il livello di responsabilità dell’agente. Non è ancora questo, comunque, a distinguere chiaramente rete e realtà oggettuale: l’elemento di maggiore distinzione risiede, piuttosto, nella necessità in rete di calibrare il concetto di responsabilità individuale alla luce di una responsabilità “collettiva”, la quale si sostanzia nel porre l’individuo in condizione di avere competenze tecnologiche che possano renderlo autenticamente responsabile delle proprie azioni e delle conseguenze che ne possono derivare. Il “mettere a disposizione” la rete Internet innesca, dunque, la libertà del soggetto, ma perché il suo agire sia responsabile gli deve essere assicurato anche “altro”. Un “altro” che assume forme diverse, dalla compresenza interattiva dell’adulto alla navigazione del minore fino alla formazione informatica da garantire agli strati più ampi della popolazione, passando per campagne di sensibilizzazione sugli effetti delle proprie azioni, etc. Solo integrando questo tipo di responsabilità altrui nella valutazione delle azioni del singolo può evitarsi l’equiparazione meccanica tra azioni nel mondo oggettuale ed azioni nella rete. L’equiparazione è, infatti, potenzialmente semplicistica, nella misura in cui non tiene conto delle profonde differenze, anche a livello psicologico, sussistenti tra il muoversi nella realtà oggettuale e l’agire protetti da (o esposti attraverso) uno schermo. Tali differenze potranno essere esemplificate e messe alla prova con riferimento a casi concreti, tra i quali, in particolare, le piazze virtuali, i video “postati” da minori, i social networks, ma anche le immagini ed i testi informativi, etc.File | Dimensione | Formato | |
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