Il saggio a partire dall'esame di un diploma di Ottone III per il monastero di S. Ponziano di Lucca e di alcune falsificazioni compiute all'interno del monastero nel corso del XII secolo, affronta la questione dell'uso della scrittura nella formazione del patrimonio del monastero. Dall'analisi emergono due distinte aree del patrimonio di S. Ponziano sia quanto alla diffusione spaziale (Sei Miglia lucchesi vs Val di Serchio e area costiera), sia quanto all'origine: nel primo caso frutto di donazioni scritte da parte di privati, nel secondo di concessioni a base orale da parte delle autorità pubbliche. Queste due aree del patrimonio producono differente documentazione anche al momento della loro gestione e difesa. Mentre il patrimonio prossimo alla città e di origine privata continua a produrre documentazione anche nella gestione quotidiana (p.es. livelli), i beni di origine fiscale sono evidentemente gestiti solo attraverso disposizioni orali e precarie, producendo solo documentazione "leggera" e priva di valore. Ne abbiamo traccia infatti solo nei diplomi o in occasione di liti. È l'autorità marchionale quella che risolve i conflitti e garantisce la circolazione di queste risorse. Quando nel primo XII secolo la marca di Tuscia entrò in crisi, il monastero non aveva titoli scritti che attestassero i suoi diritti sui beni di origine pubblica, se non qualche diploma e testi scritti privi di valore legale perché non datati né autenticati. È in questo momento che avvengono una serie di falsificazioni volte a riaffermare i diritti del monastero. Nella parte finale dell'articolo si ipotizza che il caso di S. Ponziano sia indicativo di più generali tendenze nella gestione e scritturazione dei patrimoni di origine fiscale.
Beni fiscali e “scritturazione”. Nuove proposte sui contesti di rilascio e falsificazione di D. OIII. 269 per il monastero di S. Ponziano di Lucca
Simone Collavini;Paolo Tomei
2017-01-01
Abstract
Il saggio a partire dall'esame di un diploma di Ottone III per il monastero di S. Ponziano di Lucca e di alcune falsificazioni compiute all'interno del monastero nel corso del XII secolo, affronta la questione dell'uso della scrittura nella formazione del patrimonio del monastero. Dall'analisi emergono due distinte aree del patrimonio di S. Ponziano sia quanto alla diffusione spaziale (Sei Miglia lucchesi vs Val di Serchio e area costiera), sia quanto all'origine: nel primo caso frutto di donazioni scritte da parte di privati, nel secondo di concessioni a base orale da parte delle autorità pubbliche. Queste due aree del patrimonio producono differente documentazione anche al momento della loro gestione e difesa. Mentre il patrimonio prossimo alla città e di origine privata continua a produrre documentazione anche nella gestione quotidiana (p.es. livelli), i beni di origine fiscale sono evidentemente gestiti solo attraverso disposizioni orali e precarie, producendo solo documentazione "leggera" e priva di valore. Ne abbiamo traccia infatti solo nei diplomi o in occasione di liti. È l'autorità marchionale quella che risolve i conflitti e garantisce la circolazione di queste risorse. Quando nel primo XII secolo la marca di Tuscia entrò in crisi, il monastero non aveva titoli scritti che attestassero i suoi diritti sui beni di origine pubblica, se non qualche diploma e testi scritti privi di valore legale perché non datati né autenticati. È in questo momento che avvengono una serie di falsificazioni volte a riaffermare i diritti del monastero. Nella parte finale dell'articolo si ipotizza che il caso di S. Ponziano sia indicativo di più generali tendenze nella gestione e scritturazione dei patrimoni di origine fiscale.File | Dimensione | Formato | |
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