A distanza di un quarantennio appena compiuto dall’emanazione della Legge 517 del 1977 dobbiamo chiederci quali siano veramente gli obiettivi che la scuola come ente di formazione deve perseguire e come deve misurare il loro raggiungimento, che cosa effettivamente funziona e che cosa invece non deve più essere utilizzato nella pratica didattica, quale sia lo scopo dell’inclusione scolastica degli/lle studenti/esse con Bisogni Educativi Speciali all’interno di uno scenario più ampio che veda e preveda la vita della persona a tutto raggio, in quale modo sia possibile far sì che il docente di sostegno divenga a tutti gli effetti il docente specializzato presente in classe per tutta la classe. La possibilità di lavorare attraverso la lente della pedagogia e della didattica speciale dà l’opportunità di sminuzzare l’oggetto da conoscere, di andare ad individuare le sue strette e più intime connessioni, leggi, ragioni, e perfino conseguenze; la necessità di provare a innescare la molla dell’apprendimento – quindi la voglia di conoscere, ma soprattutto la voglia di trovare la chiave per permettere di conoscere – in un alunno con disabilità mette il docente in una situazione nuova, scatena quella competenza che talvolta continua a mancare negli insegnanti: la curiosità del ricercatore.

Le strategie didattiche come mezzo per l'inclusione

Donatella Fantozzi
2018-01-01

Abstract

A distanza di un quarantennio appena compiuto dall’emanazione della Legge 517 del 1977 dobbiamo chiederci quali siano veramente gli obiettivi che la scuola come ente di formazione deve perseguire e come deve misurare il loro raggiungimento, che cosa effettivamente funziona e che cosa invece non deve più essere utilizzato nella pratica didattica, quale sia lo scopo dell’inclusione scolastica degli/lle studenti/esse con Bisogni Educativi Speciali all’interno di uno scenario più ampio che veda e preveda la vita della persona a tutto raggio, in quale modo sia possibile far sì che il docente di sostegno divenga a tutti gli effetti il docente specializzato presente in classe per tutta la classe. La possibilità di lavorare attraverso la lente della pedagogia e della didattica speciale dà l’opportunità di sminuzzare l’oggetto da conoscere, di andare ad individuare le sue strette e più intime connessioni, leggi, ragioni, e perfino conseguenze; la necessità di provare a innescare la molla dell’apprendimento – quindi la voglia di conoscere, ma soprattutto la voglia di trovare la chiave per permettere di conoscere – in un alunno con disabilità mette il docente in una situazione nuova, scatena quella competenza che talvolta continua a mancare negli insegnanti: la curiosità del ricercatore.
2018
Fantozzi, Donatella
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